09 settembre 2017

BAMBOLE GONFIABILI E VAI A LAVORARE

Questo e' un altro post su come in inglese basta spostare leggermente l'ordine delle parole per farsi grandissime figuracce.

Da un po' di tempo lavoro come manager in una scuola di lingue a Londra. L'ambiente e' molto rilassato: lavoriamo sodo, ma ho le chiavi e praticamente non ci sono orari o limitazioni. Come (tra le altre cose) responsabile marketing, se mai arrivasse un rimprovero dai miei superiori non sarebbe che sto sempre su Facebook, ma che non ci sto abbastanza.

Qualche giorno fa ero in chat con una mia collega e le ho chiesto un sito per vedere film in streaming. Mi manda il link, lo clicko e improvvisamente sul mio computer esplode una serie di banner pubblicitari uno piu' zozzo dell'altro in cui uomini eccessivamente soli importunavano bellissime bambole gonfiabili.

Prontamente il mio senso del pudore (o forse lo schermo del mio computer che si offre cosi' bene alla Direttrice delle Operazioni) mi ha fatto saltare sulla sedia per chiudere tutte le finestre, e vedendo che lei non sembrava essersi accorta, ho ripreso la mia professionale calma che mi contraddistingue nelle situazioni di panico.
In perfetto tono inglese, gentile e di rimprovero come si usa qui, ho scritto in chat alla mia collega:
Don't you happen to know any free porn websites?
...I mean, porn free?

Cioe' volevo chiederle 
Per caso non conosci qualche sito web senza porno?
Invece le ho chiesto 
Per caso non conosci qualche sito porno gratis?

24 settembre 2014

NON CI RESTA CHE RIDERE

Ieri sono stato a Roma, anche detta La Citta' Eterna, probabilmente per la sua disorganizzazione.

Mentre sono in coda alla stazione (un solo sportello aperto ovviamente) la coppia americana dietro di me, che quando si e' accodata vedeva romanticismo in ogni pietra, ora che da mezz'ora c'e' lo stesso passeggero allo sportello si esprime solo a Incredibile, indicibile, inaccettabile, incomprensibile, inimmaginabile e inammissibile, e devo dire che in questo sfoggia anche una certa ricchezza di linguaggio.

Quando l'uomo decide di partire all'avventura e cercare una soluzione alternativa, io mi giro e dico alla donna:
- Quando mi sono messo in coda avevo 12 anni.
E non e' per vantarmi, ma sta ancora ridendo.

Mentre aspetto, non posso non fare una foto al cartello degli orari di apertura della biglietteria. Lo so, faccio sempre la figura del saputello che si lamenta, ma in certi casi se le tirano proprio dietro, e' quasi come se mi venissero a cercare.

07 settembre 2014

IL MISTERO DEL GELATO GIGANTE

Da un po' penso a una cosa che mi e' successa da piccolo, non particolarmente significativa o interessante: e' solo un esempio di come a volte le cose vanno dall'inizio alla fine per il verso sbagliato, e tutto quello che puoi fare e' riderci su, 25 anni dopo.

Un giorno, nei miei primi anni di elementari, io e la mia classe andammo in gita ai giardini pubblici e facemmo tappa al bar di fronte alle giostre.
Erano gli anni 80, un periodo di abbondanza lontano in cui la signora del bar, invece di rallegrarsi di aver venduto 26 gelati in un colpo solo, si mostrava infastidita perche' 26 bambini erano entrati nel suo locale.
Io ero tra i primi della fila ed ero rimasto ipnotizzato da un cono gigante da 5.000 lire (esattamente quanto mi avevano dato a casa per essere sicuri che i soldi mi bastassero per il pranzo e uno snack).

All'inizio degli anni 80 con 5.000 lire (2.5 Euro) bevevi al bar in 5 e ti avanzava ancora qualcosa, e nonostante sapessi che quel gelato costava 5 volte uno normale e che prendendolo non avrei piu' avuto soldi per il pranzo, per la prima volta avevo il potere dei soldi in mano, e me ne sentivo corrotto.
La coda dei miei compagni si andava esaurendo, la barista, una signora brutta e insofferente vestita come se fosse appena uscita dal bagno, si rivolgeva a noi in un continuo rimprovero, come se la stessimo defraudando dei suoi gelati da collezione preferiti e lei non potesse fare niente per impedircelo.
Fino a quando rimanemmo io, Marco Costa (il mio compagno di mano, co Tartaruga Ninja e co Acchiappafantasmi) e la barista, che tra un gelato e l'altro si era accesa una di quelle sigarette sottili che una volta fumavano solo le donne, unico tratto che confermava inequivocabilmente la sua femminilita'.
- Allora? - mi fa lei sbuffando fumo - Vuoi qualcosa o te ne vai?
Da una parte il bambino giudizioso che ero mi avvisava che 5.000 lire per un gelato erano troppe, dall'altra grondavo di libidine al pensiero di un gelato grosso come il mio avambraccio.
Con la titubanza dei sensi di colpa le dissi:
- Q-quello.
- Cosa?!? - fece lei.
- Quello - le dissi piu' deciso, e in quel momento il suo atteggiamento cambio' e divenne mellifluo, forse perche' in 6 mesi che ce l'aveva nel freezer era la prima volta che qualcuno lo voleva davvero e non ci faceva solo le battute.
La donna prese il gelato e lo appoggio' al contrario sul bancone:
"5.100 lire".
Io sgranai gli occhi, improvvisamente nel panico. Poi, sforzandomi con tutto me stesso di resistere al mio imbarazzo di bambino, per di piu' estremamente introverso, le dissi:
- Ma li' c'e' scritto 5.000...
- Quello e' il catalogo vecchio, adesso costa 5.100. Allora lo vuoi o no?
- E' che io ho solo 5.000 lire...
- Ecco, sempre cosi' con i bambini! Venite solo a dare fastidio! Voi qui non ci dovreste proprio entrare!!
Marco condivideva in silenzio parte del mio imbarazzo, facendomi segno con gli occhi, come se non lo sapessi, che gli altri se ne stavano andando.
- ...Allora... Che posso fare?
- Eh, che puoi fare? - sbraito' lei prendendomi i soldi dalla mano - Sparisci!

Cosi', con una vittoria mutilata dall'umiliazione e il senso di colpa, uscimmo ognuno col suo gelato: Marco con quello che a confronto sembra un gelatino, e io con uno grande come mia sorella appena nata, sentendo tutta l'invidia del suo sguardo su di me.
Lo scartai quasi completamente, lasciando solo un poco di carta alla base del cono, che all'istante si tronco' di netto per via del peso eccessivo, e mi cade lasciandomi solo un moncherino tra le dita.
Il dolore mi mozzo' il fiato mentre sentivo solo le frastornanti risate di Marco, scandite maleficamente:
- AH! AH! AH!
Come in un film mi scorrevano i pensieri davanti: che avevo sprecato tutti i soldi come un incosciente, che a pranzo non avrei mangiato, il modo in cui mi aveva umiliato la barista, come probabilmente la maestra mi avrebbe sgridato perche' ero rimasto indietro, come non avrei potuto raccontarlo a casa, e tra tutto questo, l'umiliazione di Marco che se la rideva.

Quando finalmente riuscii a prendere fiato, tutto quello che mi usci' per salvare l'orgoglio fu:
- Tanto non ne avevo voglia...

EPILOGO
Quel gelato e' stato un chiodo fisso della mia infanzia , almeno per un certo periodo. Che gusto avra' avuto un gelato gigante?
Un giorno, alcuni anni dopo, mio nonno mi porto' ai giardini pubblici e arrivati a quel bar mi chiese se volessi un gelato.
Entrammo.
La barista era sempre li', sempre vestita male, sempre fumando le sue sigarette sottili, ma questa volta mi trattava con gentilezza.
Anche il gelato gigante era sempre li', e continuava a costare 5.00 lire, e non 5.100.
Io indicai il gelato gigante e vidi la sorpresa negli occhi di mio nonno:
- Sei sicuro di volere proprio quello?
Si'.
- Ma sei sicuro di mangiarlo tutto?
Si'.
- Non ne vuoi uno piu' piccolino?
No.
Mi sentivo in colpa (e' come se adesso un cono costasse 10 euro), ma la curiosita' di sentire il gusto del gelato gigante, dopo tutto quello che mi aveva fatto passare, era piu' forte.
Mio nonno rise, di quella risata di quando le cose stanno cosi' e tu non ci puoi fare niente, e disse:
- E prendiamo questo gelato.
- 5.000 - disse la signora sorridendo come la cattiva dei cartoni animati.
Presi il gelato e lo portai fuori. Feci attenzione a togliere appena la carta sufficiente per scoprire la panna e pochi millimetri del cono. Ringraziai ancora mio nonno, anche se non lo sapeva, per l'opportunita' che mi stava dando, e addentai il gelato gigante.
Faceva schifo.

21 gennaio 2014

PREPARATI A LOTTARE

Una delle cose piu' caratteristiche di Londra quando non sei un turista e' la continua necessita' di lottare.
La cosa piu' fastidiosa? Il piu' delle volte non lotto per ottenere qualcosa, ma perche' mi sia riconosciuto il minimo indispensabile.

Mentre la societa' italiana e' piena di gente che cerca di approfittarsi di te, quella inglese e' molto piu' orientata al guadagno, quindi tutto e' un continuo negoziare per ottenere qualcosa di meglio.
Lo so, per certi versi la differenza e' molto sottile.

Una settimana fa mi sono messo a cercare una stanza pensando che l'avrei trovata subito: avevo un budget discreto e la mia unica richiesta era un tavolo per poter fare i miei lavori di grafica al computer (in un posto in cui tutti hanno almeno un computer pensavo che sarebbe stato facile).
Invece sono ancora qui a cercare, e ho scoperto che se non sei disposto a spendere almeno 800 sterline (971 euro) al mese per un posto letto senza internet e lavatrice sei guardato come un morto di fame.

Ma dopo innumerevoli email e telefonate, questa mattina, mentre camminavo parlando al telefono, ho trovato uno spiraglio, e dopo aver sbandato quando ho sentito il prezzo ho detto che mi sarebbe servito un tavolo.
Dopo un attimo di riflessione, la donna dall'altra parte mi ha detto:
- Va bene, ma senza sedia.

13 dicembre 2013

...E DA BERE? STO A POSTO COSI'

LONDRA - Giorni fa sono andato con mia cugina Marina Azzaro a mangiare un panino.

Ma quando il ragazzo alla cassa le ha chiesto cosa volesse da bere, lei gli ha detto
E coc [a cock]
invece di
E couc [a coke]

Cioe' quando quello le ha chiesto:
- Cosa vuoi da bere?

Invece di dirgli:
- Una Coca Cola.

Lei gli ha risposto:
- Un cazzo.

P.S.: Mari', cosi' impairi a non leggere il mio blog!

03 luglio 2013

PERCHE' NON ANDARE AL MUSEO DEI MOSTRI

Londra - Dopo aver incontrato un amico in un bar mi rendo conto che e' da molto tempo che non faccio una passeggiata in centro, cosi' faccio un giro per Piccadilly e arrivo a quello che chiamo il Museo dei Mostri: un piccolo museo che contiene statue estremamente realistiche di animali e persone strani o deformi vissuti a un certo punto in Inghilterra, e visto che ha un piccolo spazio all'ingresso in cui a rotazione fanno vedere alcune statue per attirare i turisti, a forza di passare a dare un'occhiata, negli anni credo di essermi visto tutto il museo.
E' molto interessante, perche' oltre alla cura dei particolari, le statue si muovono e parlano o cantano.

All'ingresso c'e' la foto dell'Uomo Peloso, alias Uomo Cane, alias Uomo Lupo: un ragazzo che nell'800 ha sofferto di una sindrome che lo copriva di peli.

Entrando c'e' il robot di una mucca con una zampa sulla schiena a grandezza naturale, che muove la testa e la coda a destra e sinistra muggendo, e vicino a lei un vitellino con due teste. Pur essendo molto vicino, e' difficile pensare che siano solo pezzi meccanici e non esseri vivi.

Dopo c'e' un Transformer, seguito dall'orchestrina dei fantastici 4, composta da una donna col collo lunghissimo, che suona gli anelli della collana di ottone che le reggono la testa, un uomo enorme che suona il violoncello (per lui poco piu' grande di un violino), un uomo piccolissimo suona la gabbia per uccellini in cui e' chiuso e soffia a tempo in una tuba che esce dalla gabbia e un uomo con la terza gamba che suona il banjo. Si', tra le due normali ha una terza gamba. Sul serio. Davvero, e' una gamba, non capisco quel sorrisino.
I quattro sembrano suonare davvero la musica che ascoltiamo, e se non fosse perche' la routine si ripete ogni pochi secondi, i loro movimenti in apparenza casuali sembrerebbero fatti da persone vere.

Uscendo, ad accogliere i turisti trovo sorridente l'Uomo Piu' Alto Del Mondo, a cui arrivo poco al di sopra dell'ombelico, e di fronte a me, in mezzo al marciapiede, con uno sguardo assorto sull'insegna del museo, l'Uomo Senza Collo, a cui dalla base della testa spunta un attaccapanni per cappotti al posto delle spalle.
Ne ammiro la realistica bruttezza dei particolari, come la pelle arrossata sulle clavicole e sotto il mento e la camicia che non si puo' abbottonare fino in cima, impedendogli a vita di portare una cravatta.
Poi comincia la sua routine, girando meccanicamente il busto e la testa verso di me e dandomi quasi l'impressione di guardarmi, e dice:
- Ma vaffanculo!
E se ne va.

02 giugno 2013

LA VERITA' SUL PROCESSO DI RECRUTAMENTO


Negli anni ho dovuto studiare libri e articoli su come fare un curriculum, come scrivere una lettera di presentazione e come rispondere alle domande durante un colloquio di lavoro.
Ora che ho una certa cultura so che per la maggior parte sono fesserie scritte per guadagnare dalla mia disperata ricerca di un nuovo lavoro pagato e che vanno in contraddizione tra un libro e un altro, o nella migliore delle ipotesi fesserie idealiste.

Quello che mi interessa sono le esperienze personali (quelle vere, non le fantomatiche storie dei libri), e quella che vi scrivo ora mi ha scioccato.

Qualche volta lavoro con un'agenzia di eventi. E' un modo stimolante per guadagnare un extra, perche' ogni esperienza e' un'avventura. Ogni giorno arrivo senza sapere cosa dovro' fare, dovro' dimostrare leadership con persone che non ho mai visto e controllo della situazione davanti ai clienti in un lavoro che non ho mai fatto.

Questo week end sono in un albergo. Domenica, alla fine del turno sono a mangiare nella sala relax col resto dello staff.
A un altro tavolo la Manager si lamenta con due colleghe di quanto e' stanca, e le altre le danno ragione qualunque cosa dica: ieri c'e' stato il recruiting day, cioe' la giornata dei colloqui di lavoro, e si sono presentati in 400 per 8 posti.
- Abbiamo iniziato chiedendo di portare un oggetto per loro importante e di parlarne per non piu' di due minuti, cosi' ne puoi subito falciare la meta'. Quelli che portano una biro sono fuori, perche' vuol dire che non ci hanno pensato abbastanza e non sono creativi, quelli che parlano dei figli sono fuori, perche' nessuno ha voglia di sentirli. Quelli che parlano del telefonino sono fuori perche' vuol dire che passeranno le ore lavorative a messaggiare invece di lavorare.

Per me il telefonino e' importante perche' mi permette di parlare gratis con la mia famiglia in Italia, ma al lavoro lo spengo. Che logica e'?

- ...Cosi' ne hai subito solo piu' la meta'. Per la prova successiva li abbiamo divisi in squadre e dovevano costruire un castello di carta. La squadra che lo costruiva piu' alto vinceva.

Costruire un castello di carta e' proprio l'immagine giusta.
- ...Intanto passavamo tra i tavoli per vedere chi era un leader naturale e chi invece aspettava solo gli ordini.

Cercano un leader per una posizione per cui bisogna prendere gli ordini.
- Si' - dice una collega - Ho sentito che da un'altra parte davano un marshmallow e uno spaghetto e dovevano trovare il modo di infilare lo spaghetto senza romperlo.
- Posso chiederti per che posizioni facevate i colloqui? - chiedo io dal mio tavolo.
- Camerieri - dice lei, poi dilungandosi a spiegarmi che lavorando per un'agenzia non potrei presentarmi per i colloqui nei posti in cui ho lavorato, perche' se dovessero assumermi dovrebbero dare all'agenzia 2.000 sterline per riscattarmi. E questo non succedera' mai.

Alla faccia di lavora sodo e sii umile che la tua occasione arrivera'.

- Mi sembra un modo davvero stupido di selezionare le persone - le dico io.
Le altre due colleghe spalancano gli occhi, la manager accusa il colpo e continua:
- E' un processo studiato per selezionare il miglior candidato. Poi capirai. Cosi' col castello di carte ne falciamo un'altra meta' subito. La prova successiva e' scrivere su un foglietto due verita' e una bugia, poi leggere le tre frasi al vicino, il quale deve indovinare quali sono le verita' e quale la bugia.
- Mi rendo conto che per voi recrutatori e' molto divertente, ma a che punto esattamente arrivano lo studio, l'esperienza lavorativa e l'attitudine personale? - chiedo io.
- Aspetta, adesso ci arrivo.
- Mi sembra solo che seguendo questo modo di pensare, se io e te competessimo per lo stesso posto,  solo perche' io sono risultato piu' simpatico potrei prendere il lavoro e tu potresti essere scartata, anche se tu hai anni di esperienza qui e io sono al mio secondo giorno.

Le altre di nuovo spalancano gli occhi e mi guardano.
- ...Se te lo meriti... perche' no...? - pausa di riflessione - Qui guardiamo il loro linguaggio del corpo, come mentono, che tipo di bugia dicono e se riescono a individuare la bugia dell'altro, e ne falciamo un'altra buona meta'. Nella fase successiva ognuno di noi chiede qualcosa ai candidati: uno chiede dei loro hobbies, io ero quella che chiedeva delle loro esperienze passate. A questo punto ne sono rimasti pochi. Ne selezioniamo 16 e li invitiamo a un giorno di lavoro in cui vediamo come si comportano e come si relazionano con gli altri, perche' il primo giorno uno dovrebbe dare il 100% per fare buona impressione, capito? E alla meta' di loro offriamo un lavoro - mi guarda - E QUESTO E' IL MODO IN CUI SAPPIAMO DI AVER SELEZIONATO IL MIGLIORE!!

Io la guardo a mia volta, sbalordito:
- Ti rendi conto che probabilmente hai fatto fuori i migliori quando hanno scelto il loro oggetto preferito?

Le altre due scoppiano in una risata.

25 maggio 2013

CANNES, TANTA VOGLIA DI FARE E ANCORA PIU' SFIGA

CANNES, ore 14.20 - Sto camminando sulla Croisette. Superata un'edicola vedo un'orchestrina charleston di 3 persone che si sta preparando a suonare. Sono artisti di strada, vestiti come negli anni 20.
Uno è alla batteria, uno ha una chitarrina, la donna, dietro un microfono d'epoca, ha un caschetto nero e un vestito a frange rosso che le lascia moderatamente scoperte le gambe, e suonerà l'ukulele come Marilyn Monroe in A Qualcuno Piace Caldo.
Davanti a loro, sul prato, la custodia della chitarrina contiene copie fatte in casa del loro CD e un po' di spiccioli per far capire al pubblico che sarebbe bello non suonare solo per la gloria.

Insieme sono così belli che si è già formato un certo pubblico, mentre la donna, sorridente, finge di mettere a posto le ultime cose per prendere coraggio.
Cominciano a suonare, e dopo un paio di giri lei tira fuori una voce così perfetta che dalla trentina di persone (compreso il vostro affezionatissimo) esce naturalmente un boato di stupore.

Non più di 5 secondi dopo, da 20 metri di distanza, arriva una sfarfallata di chitarra elettrica da una cassa di un milione di watt: dallo studio televisivo all'aperto in collegamento con tutta la Francia hanno deciso proprio in quel momento di accordare degli strumenti, probabilmente per un concerto che ci sarà la sera.

Dopo aver cercato inutilmente di andare avanti, sempre sorridendo la cantante smette di cantare e fa segno al suo piccolo pubblico di casuali ammiratori che aspetta che passi il rumore per continuare.
Ma poco dopo il suo sguardo si cristallizza quando capisce, e noi con lei, che non stanno accordando degli strumenti: quella è la prima canzone di un concerto.
Proprio a 20 metri da loro. Alle 2 e mezza di pomeriggio.

Morale: nella vita devi avere talento, passione e tenacia, ma senza un po' di culo non vai da nessuna parte.

21 maggio 2013

NOUVELLE CUISINE E PERCHE' SONO MEGLIO LE LASAGNE

CANNES - Sono con un amico e un suo amico, il tipo di situazione in cui è difficile dire di no quando ti propongono qualcosa come andare a mangiare in uno dei ristoranti spella turisti sulla Croisette, ma con l'inganno (cioè dicendomi che offre lui quando poi al momento opportuno farà finta di niente) il mio amico mi convince a entrare.

Si tratta di un pranzo leggero, cioè un pasto in cui non mi daranno quasi nulla da mangiare, ma alla fine mi troverò più leggero di 47 euro.

Non voglio passare per quello che si lamenta dei piatti francesi: i piatti sono molto belli, anche se non capisco il senso di un piatto così grande, quando quello che si mangia è minuscolo. Se almeno mi dessero un piatto minuscolo potrei dire che era pieno, invece di fare la caccia al tesoro.

Quindi arriviamo al dolce: io ordino una torta al cioccolato, il mio amico a sinistra un creme caramel e il suo amico a destra una panna cotta.
I piatti sono così grandi che il cameriere deve fare due viaggi, per poi mettermi davanti il più piccolo muffin che io abbia mai visto al centro, a ore 12 uno spruzzo di panna montata, a ore 6 uno spicchio d'arancia (PERSINO QUELLO PICCOLO!!), a ore 8 una fetta sottilissima di fragola e a ore 9 un rametto di ribes, che non so se sia da mangiare o decorativo, ma nel dubbio, e per sfregio, lo mangerò.
Quindi guardo la mia fetta sottilissima di fragola, butto l'occhio nel piatto degli altri e mi rendo conto che tutti e tre insieme arriviamo al massimo a 3/5 di fragola, con la coppia vicino a noi che probabilmente al momento del dessert avrà il resto.

Ovviamente, non sono di buon umore.

Quando finiamo il cameriere arriva e fa:
- C'è altro?
E io gli dico:
- Se ci può incartare il resto della fragola per il cane...

19 maggio 2013

NON MI DEVO IN@AZZARE...

PRIMO GIORNO A CANNES - Prendermela con il padiglione italiano per l'inefficenza delle persone che vengono scelte per lavorarci, la loro ignoranza, mancanza di preparazione, l'apatia e l'incredibile spreco di denaro pubblico e' diventata praticamente una tradizione per me da quando partecipo al Festival.
Ma dopo anni di terapia, mia sorella mi ha convinto che non mi devo in@azzare, perché non cambierò io le cose, e tanto vale rimanere quel simpatico ragazzone con la battuta pronta che almeno due volte all'anno mi capita di essere.

D'altra parte, è vero che il padiglione inglese offre seminari su come finanziare un film indipendente, come promuoverlo, come attrarre investitori, conferenze in cui il pubblico può fare le proprie domande a produttori, registi e attori famosi, meeting individuali con esperti che possono indirizzarti e seguirti in qualunque momento della produzione, ma il padiglione italiano ti offre il caffè.

Quindi entro col mio più bel sorriso, davanti a me c'è uno straniero e sul tavolo della reception c'è del materiale promozionale di cui intravedo due pile di cartoline, su una delle quali c'è Fellini.

Lo straniero prende una delle cartoline dell'altra pila e con un inglese dall'accento che non colgo chiede al responsabile:
- ...Questa è Anna Magnani?
Lui guarda la cartolina e in un inglese stentato gli risponde:
- Mah, non saprei...

Non mi devo in@azzare. NON MI DEVO IN@AZZARE!!!

05 maggio 2013

MI PIACEREBBE APRIRE UN LOCALE

La prima idea era di chiamarlo The Inspirer, L'Ispiratore, dove la gente sarebbe potuta entrare e parlare con uno sconosciuto delle proprie idee, un posto amichevole in cui avere meeting informali e che ospitasse eventi creativi ed esibizioni, la possibilita' di mettere in contatto persone con interessi in comune e permettere loro di esibirsi davanti a un pubblico. Ma subito dopo ho capito che non avrebbe funzionato.

Il locale successivo l'ho chiamato Affanculo.


Prenderei uno spazio pubblicitario su una radio locale, e la pubblicita' sarebbe piu' o meno cosi':
"Cerchi un posto amichevole, ma in cui ti lascino la tua privacy? Dove puoi avere una romantica serata di classe, ma anche pazzeschi addii al nubilato? Dove mangi bene e tanto e spendi quasi nulla? VAI AFFANCULO! In via di Bla Bla numero 13!".

Il materiale promozionale includerebbe buoni sconto per andare Affanculo e dei vantaggi per chi manda Affanculo amici e conoscenti. Magari una tessera punti per ogni volta che sei andato Affanculo.

Sarebbe un punto di incontro:
"Allora ci troviamo Affanculo alle 3, il primo che arriva aspetta l'altro".

E un posto sicuro per i genitori:
"Dove vai?"
"Affanculo"
"Ci vai con Marco?"
"Si'"
"Mi raccomando, non fate tardi"

Sarebbe un'ancora di salvataggio per lo studente dal Preside:
"L'insegnante di latino dice che l'hai mandata a quel Paese"
"No, l'ho proprio mandata Affanculo!"

Pensate a quelli che ogni giorno vengono mandati affanculo. Sarebbe tutta pubblicita' gratis...

11 aprile 2013

DA DOVE VENGONO LE BARZELLETTE?

Mi sono sempre chiesto se le barzellette vengano da fatti veri e poi esagerati o c'e' qualcuno che le inventa, e la mia prima settimana a Passion Distribution ho trovato la risposta.

La struttura in cui lavoro e' grandissima, provo eccitazione al pensiero di lavorare su prodotti televisivi che verranno visti in tutto il Mondo, ma allo stesso tempo tutta questa gente che cambia di continuo rende difficile instaurare un rapporto coi colleghi.
Cosi' quando il mio primo venerdi' in azienda mi parlano del Fat Friday, vivo l'occasione come la grande chance per farmi conoscere.
Durante la settimana tutti (a parte il sottoscritto) cercano di stringere la pausa pranzo al minimo: vanno a prendere velocemente qualcosa da mangiare (di solito porcherie) e consumano quello che pensano essere un pasto continuando a lavorare al computer, ma di venerdi' e' tradizione scegliere un locale e andare a mangiare coi colleghi.

Arriviamo in una paninoteca gestita da una famiglia che sostiene di essere italiana, anche se quando dico due parole in italiano e' il panico nei loro occhi, e ordino una pizza prosciutto e funghi.
Piu' tardi la cameriera (e proprietaria dell'esercizio) viene al nostro tavolo dicendomi che hanno finito i funghi.
E come il genio dell'umorismo che sono, colgo l'occasione per interpretare con grandi doti di improvvisazione una celebre barzelletta italiana, che probabilmente la signora conosce, ma non i miei colleghi inglesi, e le dico:
- Va bene, allora potete fare panna e funghi.
- No, sono i funghi che abbiamo finito.
- Ah, ho capito, allora gorgonzola e funghi.
- Ahem... mi scusi, ma abbiamo finito i funghi...
- Mh. Senta, facciamo salame piccante e funghi, va bene?
- No, e' che... I FUNGHI li abbiamo finiti.
- Va beh, ma non avete niente in questo locale. Facciamo cosi': lasciamo perdere la pizza, mi porti un bel panino e metteteci dentro quello che volete.
- Va bene, grazie - dice sorridendo e facendo per andarsene.
- Ah, e mi raccomando coi funghi!
A questo punto ha uno sguardo panico e guarda gli altri in cerca di aiuto, io mi giro verso i miei colleghi per prendermi il meritato applauso e mi accorgo di aver creato il gelo.
Una di loro, con lo stesso tono che userebbe per dirmi che ha appena messo sotto il mio cane, mi dice:
- Bartolo... ehm... Non hanno... i funghi...

Quindi, per concludere, le barzellette sono inventate da qualcuno, perche' nella vita reale non fanno ridere.

P.S.: Comunque alla fine hanno capito che era uno scherzo e sono stati al gioco, portandomi una pizza con spinaci, salame e fette di pomodoro. Non la piu' brutta che abbia mai mangiato nella mia vita, ma tra le prime 5.


09 aprile 2013

QUANDO SCAPPA NON SCAPPA

Ultimamente sto lavorando in uno dei piu' importanti distributori televisivi in Inghilterra, Passion Distribution, che fa parte di Tinopolis Group, ed e' il posto piu' grande in cui abbia mai lavorato.
Infatti, pur essendo qui da un mese, continuo ogni giorno a incontrare persone nuove.

L'atmosfera e' elettrica, si respira liberta', ma allo stesso tempo una sensazione costante di essere stretti coi tempi, quindi le pause pipi' sono solitamente a passo veloce.

C'e' un bagno per piano, con due cabine e due orinatoi.
Spiego per le donne: agli orinatoi pubblici e' cortesia tra gli uomini lasciarne uno di distanza quando si usano.
Ma qui ce ne sono solo due.

Entro in bagno, vedo che le cabine sono chiuse a chiave e vado direttamente agli orinatoi (non la mia scelta preferita).
Due secondi dopo un tizio in giacca e cravatta che non ho mai visto fa la stessa cosa, guarda le serrature delle cabine (rosse) e con passo deciso va verso gli orinatoi, accorgendosi solo all'ultimo momento che ci sono gia' io.
E non potendosi ormai tirare indietro, va all'altro orinatoio, a 30 cm da me.

Quindi siamo tutti e due in piedi, con le nostre personalita' in mano e a portata d'occhiata, concentrati, con la stessa impazienza di quando sei in ritardo per andare al lavoro e il cane che hai portato a fare la passeggiata non si decide.
Penso E falla...! e l'altro sta lottando per la stessa cosa, ma piu' passano i secondi e piu' la situazione diventa imbarazzante, perche' nessuno dei due puo' fare finta di avere finito.
Cosi', quando l'imbarazzo e' cosi' forte da rimbombare nelle orecchie, prima ancora di rendermene conto gli dico:
"Allora, prima io o prima tu?"

...E quello fu il mio primo incontro col Manager Finanziario...

25 marzo 2013

NON FARE BATTUTE RAZZISTE!

Qualche settimana fa un amico che lavora in un network televisivo qui a Londra  mi ha segnalato una posizione che si era aperta e dopo aver mandato il curriculum e fatto un colloquio mi hanno dato il lavoro: eravamo tutti e due molto eccitati all’idea di lavorare insieme e il giorno prima di iniziare mi ha invitato a vedere gli studi.
Tutto molto bello, mi ha presentato ai suoi colleghi e alla fine del tour, in modo improvvisamente serio, mi ha detto:

- OK, adesso una cosa importante. Non devi dire niente di razzista. Neanche che possa essere vagamente interpretato come tale. O sulla religione. O aspetto fisico. O genere. O orientamento sessuale. O qualsiasi altra cosa ho dimenticato di dirti. Sappiamo che a volte… SPESSO dici qualcosa di offensivo. Io ti conosco da anni, so che lo fai senza cattiveria e non mi in@azzo [NDA, lui e’ musulmano], ma noi siamo amici. Sono serio, e’ davvero molto importante che stai attento a quello che dici.

Il giorno dopo il manager mi presenta al resto del gruppo e mi metto alla mia scrivania.
Alla mia sinistra c’e’ un ragazzo che sembra indiano ed e’ balbuziente.
Alla mia destra un ragazzo gay.
Di fronte a me, a sinistra, una ragazza grassa e con vestiti attillati.
Davanti a me una ragazza con delle tette enormi.
Di fronte a me, a destra, un ragazzo che sembra ebreo, o ha solo il naso grosso.
A complicare le cose, l’ambiente e’ molto rilassato, e dopo i primi 2 giorni decido di lasciar perdere la giacca e cravatta e uso camicia e maglioni come tutti.

Nella prima settimana parlo il meno possibile e tengo le cose a un livello cosi’ impersonale che il gradino successive sarebbe chiamare i miei colleghi Mr. Orange e Mr. Blue.
Poi, una mattina, poco prima di pranzo, Ali (il ragazzo indiano) si stacca dal computer, guarda il monitor soddisfatto, si gira dalla mia parte e sorridendo mi chiede:

- Da-da-da-da do-do-dov-v-e v-vieni Ba-Bartolo? – e mentre lo dice sembra quello di Vieni Avanti Cretino.
- Italia, e tu?
- …Vi-vivo a Lo-Londra.
- Si’, ma prima.
- Se-se-e-mpre Lo-Londra…
- Ok, ma dove sei nato?
- A Lo-L-Londra. S-s-sono i-inglese…
- Ah.

Torna al computer col volto grigio.
- M-ma se ti riferisci a-alla mia p-pelle l-la m-mia famiglia e’ o-originaria del Pa-Pakistan.

Fffffffffffffffffffffffffuckkkkkkkk…………………………..

19 febbraio 2013

SPONSORED VIDEO - IL NUOVO FRIGO SAMSUNG E LE SCIMMIETTE

C'e' un modo di dire che mi piace per descrivere un attore senza talento: Espressivo come un frigorifero.

E' facile capire perche': un frigo puo' essere aperto o chiuso, spazioso o compatto, ma non c'e' molto altro da dire.
Ecco perche' mi ha divertito essere coinvolto nella campagna dell'ultimo frigo della Samsung, l'Easy Out Easy In.
So che i loro prodotti sono eccellenti e con il giusto prezzo: lo so perche' ho uno dei loro smart phones, che vince su tutti i campi con la concorrenza del telefonino piu' famoso, considerato lo standard del genere.
Ma se si possono facilmente far sognare le persone tessendo le lodi della nuova tecnologia, dei gadgets e delle applicazioni di uno smart phone, cosa si puo' dire di un nuovo frigo, che non sia gia' stato detto da altri?
Che il suo prezzo non teme rivali?
Che ha un sistema refrigerante di ultima generazione?
Che ha un controllo digitale per migliorare il
risparmio energetico?
Che attraverso un sistema innovativo massimizza gli spazi senza lasciare punti inutilizzati?
Immagino il panico nella stanza dei creativi quando hanno saputo che la prossima campagna da inventare sarebbe stata su un frigorifero: e adesso?
Passano tutta la mattina a scervellarsi, lo aprono e chiudono, lo guardano da tutte le parti, fino a quando, esasperato, il Direttore Creativo esclama Che dire? Persino una scimmia lo saprebbe usare!
E proprio in quel momento arriva lo stagista con il caffe' per tutti, che si schiarisce la voce e prima di rendersene conto comincia a parlare, con un'idea di cui quasi si vergogna, ma ormai non puo' fermarsi, e racconta una storia di scimmie alla ricerca di qualcosa da rubare, che scelgono il frigorifero Samsung perche' il suo contenuto e' quello piu' ordinato e facile da tirare fuori.
E improvvisamente e' la luce: un'idea creativa, nuova, originale, divertente e semplice, in puro stile Samsung.
Lo spot e' un'animazione con una grafica realistica. Trovo la sua realizzazione intelligente, perche' usa strumenti di ultima generazione per reclamizzare un prodotto classico, a confermare che la forza del loro frigo e' la tecnologia all'avanguardia.
Per quelli di voi curiosi di vedere la nuova campagna del frigorifero Samsung, di seguito vi metto il link.
Sponsorizzato da Samsung

15 febbraio 2013

IL MIO NUOVO BLOG

Come descrivermi a chi non mi conosce? Eclettico? Appassionato? Creativo? Sexy?

Mi sento una persona dai mille interessi, proprio oggi un collega mi ha detto Quello che mi piace di te e' che hai un'opinione su tutto, e ci tieni a farla sapere.

Non sono sicuro se fosse un complimento o una critica, ma me l'ha detto come se fosse una cosa positiva, e in effetti per me lo e'.

Quindi ho pensato di aprire un nuovo blog su alcuni dei miei interessi piu' grandi: disegno, fotoritocco, illustrazioni e animazioni.
Lo scrivo in inglese, e vorrei usarlo come piattaforma per discutere tecniche e condividere idee.
E' per un pubblico piu' specifico, diciamo che continuero' a usare Ancora Brucia per parlare della mia vita e prendermi in giro, ma ormai la gente quando mi incontra mi chiede qual e' la mia ultima figura di @@@@@, e vorrei mostrare che oltre a dire sempre la cosa sbagliata ho anche altri talenti :-)
Quindi, se vi interessano questi argomenti e masticate l'inglese, siete i benvenuti a visitare il mio nuovo blog e interagire, altrimenti restate sintonizzati qui, perche' sono sicuro che presto ne combinero' un'altra!

15 gennaio 2013

TUTORIAL SULL'EFFETTO SPECCHIO ROTTO

Ringrazio Sharon Milne e Kate McInnes di Vector Tuts Plus per aver pubblicato il mio tutorial su come fare un effetto specchio rotto in Adobe Illustrator.
Questo e' un sito molto utile per imparare a usare softwer di design vettoriali e sono contento di aver incontrato questa comunita' cosi' creativa.
Spero di lavorare presto di nuovo insieme.
broken_mirror_effect_on_vectorplus Per leggere il mio tutorial potete clickare qui.

09 novembre 2012

NON SONO POI COSI' CORAGGIOSO...

Non c'e' da essere orgogliosi quando in Inghilterra, mentre parli con un'amica inglese lei ti guarda e ti dice che stai diventando coraggioso.

Perche' la differenza tra coraggioso [bold] e pelato [bald] e' una lettera, e sono pronunciati allo stesso modo.

20 ottobre 2012

DONNA AL VOLANTE

Per quelli di voi affezionati alle mie figure imbarazzanti a Londra, eccone una fresca fresca.
 
Arrivato all'aeroporto, prendo l'autobus per andare in citta', e qui conosco Marissa, l'autista: una ragazza molto formosa, che solo a guardarla capisci essere cresciuta sulle montagne scozzesi ad aria pulita e bistecche.
Prima di partire fa una rivisitazione personale del solito discorso sulle norme di sicurezza che qui gli autisti sono tenuti a enunciare (simile a quello sugli aerei), e dopo aver detto che bisogna allacciare le cinture aggiunge E' la legge, non ha a che fare con le mie abilita' alla guida.
Poi mima al rallentatore con il suo corpo un po' ingombrante ma molto espressivo cosa potrebbe succederci in caso di incidente senza le cinture, scatenando risate su tutto l'autobus.
 
Io sono nella primissima fila, quella di chi ha lo stomaco suscettibile e teme per la strada lunga, e le chiedo quanto ci metteremo fino a Victoria. Prontamente, lei mi risponde 3 ore, io rido, controbatto a mia volta qualcosa di spiritoso e alla fine parliamo per tutto il viaggio.

Dopo un po' il discorso finisce sulla difficolta' per una donna di fare un lavoro considerato per uomini: Queste mi dice indicandosi il grosso seno con la mano libera, la costringono a lavorare di piu' per dimostrare il suo valore ai colleghi.
Poi le chiedo quale sia l'aspetto piu' difficile nel guidare un autobus turistico (che e' ancora piu' grande di uno cittadino), immaginando essere il parcheggio, e mi risponde che invece sono le strettoie, perche' se non prende bene le misure rischia di dover tornare indietro e rifare la manovra, con le altre macchine che non sono amichevoli nell'ora di punta.
 
E qui scatta la mia proverbiale abilita' nel dire la cosa sbagliata, anche se scrivendo questo blog dovrei avere ormai imparato che devo stare zitto, e le dico I guess it must be stressful for a woman like you to carry around this big fella and keep calm with all the people horning at your back.
 
Che nelle mie intenzioni vuole dire Credo che per una donna come te sia stressante guidare questo bestione e restare calma con la gente che ti suona dietro.
 
Ma l'inglese si presta molto facilmente ai doppi sensi, e una parola inoffensiva come horn [claxon] solo con l'aggiunta di una Y cambia completamente il significato della frase, e come mi rendo subito conto dalla sua reazione, le ho appena detto:
Credo che per una donna come te sia stressante portarsi dietro questo bestione e restare calma, con la gente arrapata alla vista del tuo culo.
 
Per evitare il mio errore, Claxonare non si dice To horn, ma To beat the horn [suonare il claxon].
 
P.S.: Il giorno dopo vado in banca e conosco Natalia, una bella ragazza russa venuta a Londra a 16 anni. Prima di parlare del mio conto facciamo 2 chiacchiere e le racconto questa storia, e mi dice che e' successo qualcosa di simile anche a lei quando ha fatto l'esame di guida in Inghilterra e invece di dire all'istruttore I blow the horn [suono il claxon] gli ha detto I blow the horny [faccio un po@@ino all'arrapato].
Comunque ha passato l'esame :-)

16 ottobre 2012

Video Sponsorizzato - COSA SUCCEDERA' DOPO?

Poteva essere al massimo il 2008 quando un mio amico mi ha detto che con un nuovo tipo di telefono chiamato Blackberry si potevano mandare SMS gratis in tutto il Mondo, se anche l'altro aveva lo stesso telefonino.

Mi sembrava incredibile, e 4 anni dopo le cose sono cambiate cosi' tanto che il Blackberry e' stato quasi completamente sostituito da una nuova generazione di Smartphone touchscreen.
Cosa succedera' dopo? Viviamo tempi cosi' veloci che tenersi aggiornati con quello che e' successo oggi e immaginare cosa avverra' domani e' quasi impossibile.

Pero' sarebbe interessante provarci, vero? Misurare la nostra intuizione, sfidare noi stessi e i nostri amici con una semplice domanda: cosa succedera' dopo?
Qualcuno ci ha gia' pensato, ed ecco una nuova applicazione per Smartphone che sembra molto interessante in particolare per tutti gli appassionati di calcio e (senza offesa per chi si sente coinvolto) i drogati di fantacalcio.

Si chiama Star Player ed e'stata lanciata da Heineken.
L'applicazione e' un gioco in tempo reale e permette di mettere alla prova le nostre abilita' nel prevedere cosa succedera' durante una qualunque partita della UEFA Champions League. Ci sara' un goal nei prossimi 30 secondi? Sbagliera' il rigore?

L'applicazione e' molto intuitiva, ha un interfaccia chiaro e permette di salvare un nostro profilo in modo da mantenere una memoria delle nostre scelte, perche' si tratta di una vera e propria sfida con noi stessi e i nostri amici, non sono chiacchiere!

Heineken ha prodotto un divertente video per promuovere questa nuova applicazione: uno scherzo che la Colombari ha fatto al marito, il calciatore Billy Costacurta, in un bar di Milano, mentre guardavano una partita.
Ve lo riporto di seguito.

L'applicazione e' gia' scaricabile gratuitamente: l'unica cosa che mi dispiace e' che oggi non ci sono partite!
SPONSORIZZATO DA HEINEKEN