Qualche settimana fa un amico che lavora in un network
televisivo qui a Londra mi ha segnalato
una posizione che si era aperta e dopo aver mandato il curriculum e fatto un
colloquio mi hanno dato il lavoro: eravamo tutti e due molto eccitati all’idea
di lavorare insieme e il giorno prima di iniziare mi ha invitato a vedere gli
studi.
Tutto molto bello, mi ha presentato ai suoi colleghi e alla
fine del tour, in modo improvvisamente serio, mi ha detto:
- OK, adesso una cosa importante. Non devi dire niente di razzista. Neanche che possa essere vagamente interpretato come tale. O sulla religione. O aspetto fisico. O genere. O orientamento sessuale. O qualsiasi altra cosa ho dimenticato di dirti. Sappiamo che a volte… SPESSO dici qualcosa di offensivo. Io ti conosco da anni, so che lo fai senza cattiveria e non mi in@azzo [NDA, lui e’ musulmano], ma noi siamo amici. Sono serio, e’ davvero molto importante che stai attento a quello che dici.
- OK, adesso una cosa importante. Non devi dire niente di razzista. Neanche che possa essere vagamente interpretato come tale. O sulla religione. O aspetto fisico. O genere. O orientamento sessuale. O qualsiasi altra cosa ho dimenticato di dirti. Sappiamo che a volte… SPESSO dici qualcosa di offensivo. Io ti conosco da anni, so che lo fai senza cattiveria e non mi in@azzo [NDA, lui e’ musulmano], ma noi siamo amici. Sono serio, e’ davvero molto importante che stai attento a quello che dici.
Il giorno dopo il manager mi presenta al resto del gruppo e
mi metto alla mia scrivania.
Alla mia sinistra c’e’ un ragazzo che sembra indiano ed e’ balbuziente.
Alla mia sinistra c’e’ un ragazzo che sembra indiano ed e’ balbuziente.
Alla mia destra un ragazzo gay.
Di fronte a me, a sinistra, una ragazza grassa e con vestiti
attillati.
Davanti a me una ragazza con delle tette enormi.
Di fronte a me, a destra, un ragazzo che sembra ebreo, o ha
solo il naso grosso.
A complicare le cose, l’ambiente e’ molto rilassato, e dopo
i primi 2 giorni decido di lasciar perdere la giacca e cravatta e uso camicia e
maglioni come tutti.
Nella prima settimana parlo il meno possibile e tengo le
cose a un livello cosi’ impersonale che il gradino successive sarebbe chiamare
i miei colleghi Mr. Orange e Mr. Blue.
Poi, una mattina, poco prima di pranzo, Ali (il ragazzo
indiano) si stacca dal computer, guarda il monitor soddisfatto, si gira dalla
mia parte e sorridendo mi chiede:
- Da-da-da-da do-do-dov-v-e v-vieni Ba-Bartolo? – e mentre
lo dice sembra quello di Vieni Avanti
Cretino.
- Italia, e tu?
- …Vi-vivo a Lo-Londra.
- Si’, ma prima.
- Se-se-e-mpre Lo-Londra…
- Ok, ma dove sei nato?
- A Lo-L-Londra. S-s-sono i-inglese…
- Ah.
Torna al computer col volto grigio.
- M-ma se ti riferisci a-alla mia p-pelle l-la m-mia
famiglia e’ o-originaria del Pa-Pakistan.
Fffffffffffffffffffffffffuckkkkkkkk…………………………..
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