23 gennaio 2008

L’INCUBO DI APRIRE UN CONTO

Sono arrivato a Londra 2 anni fa, e per aprire un conto in banca avevo bisogno di un lavoro.
Per avere un lavoro avevo bisogno di un conto in banca.

Mi ricordo delle giornate passate a fare la fila in banca per aprire un conto, per parlare con un impiegato gentile e sorridente, che mi diceva che non era proprio cosa.

Il mio primo lavoro qui è stato fare i panini in un McDonald’s, e quando finalmente ho avuto la lettera del datore di lavoro e sono andato alla Barclays per aprire il conto, un impiegato, ancora prima di arrivare allo sportello, l’ha presa, ha raschiato il marchio con l’unghia, e mi ha detto che non potevano fare niente per me, perché il marchio era stampato con una stampante, e non su carta intestata.

2 anni dopo sto aprendo la mia casa di produzione, e a pensare di dover ricominciare tutto il percorsoper avere un conto per la compagnia, mi viene voglia di lasciar perdere e tornare a fare panini.

C’è solo una cosa che mi conforta: in 2 anni a Londra sono diventato molto più duro.

Così vado dall’uomo all’accoglienza per spiegargli le mie intenzioni, e lui attacca con la solita cosa che servono un sacco di documenti, firme, permessi, garanzie ecc., e mi dice che per ora non possono fare niente per me, e di tornare quando avrò tutte queste cose.

Dico:
- Va bene, allora può darmi solo una brochure informativa, come questa? (facendogli vedere una bellissima brochure della HSBC).

Mi ha fatto subito parlare col responsabile.

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