28 settembre 2007

RIFORMA DELLA SCUOLA: EH, COME NO?

Sto leggendo un articolo su Kenneth Arrow, premio Nobel per l’economia nel 1972, inventore della teoria che l’autore chiama “Teorema dell’inizio in testa”.

Immaginando una corsa dei 100 metri in cui l’obiettivo sia far arrivare tutti i partecipanti più o meno allo stesso modo, invece di ostacolare i più veloci durante il percorso, si fanno mettere un po’ più in dietro.

In economia vuol dire tassare una tantum qualcuno che rientra in certi parametri, come guadagnare tanto. In questo modo è costretto a pagare, ma è comunque incentivato a continuare a guadagnare. Il sistema funziona meglio delle normali tasse sul reddito, che possono spingere a lavorare meno, e quindi guadagnare meno, per pagare meno tasse.

Questo mi fa venire in mente quando andavo alle superiori (le ho finite nel 2000). Uno dei motivi per cui andavo male a scuola erano i corsi di recupero: ci fermavamo il pomeriggio per riprendere il programma dell’anno prima, e poi dovevamo preparare un’interrogazione sull’anno passato.
Tornavamo a casa nel tardo pomeriggio, stanchi, e con ancora tutti i compiti e le interrogazioni da preparare per il giorno dopo. Allora finivamo per lasciar perdere qualcosa e sperare nella fortuna. Venivamo interrogati su materie che non eravamo riusciti a preparare, eravamo insufficienti e dovevamo andare anche al corso di recupero di quella materia: altri pomeriggi passati a scuola e sempre meno tempo per rimettersi al passo, con in più molto programma da recuperare. Era un circolo vizioso, un sistema fatto per aiutarci, ma che ci affondava sempre di più, e che spesso ci costringeva anche a mettere da parte materie che ci interessavano ed erano più utili, come le lingue, a beneficio di altre.
Avevamo un debito, va bene, ma quel sistema era più simile al prestito a usura.

Ora che è passato tanto tempo e sono un insegnante a mia volta, sono convinto che fosse sbagliato, perché svantaggiava chi era già debole.

Sfido chiunque a ricordarsi cos’ha studiato a scuola, dopo che l’ha finita da qualche anno. Io ho fatto spendere un sacco di soldi alla mia famiglia in lezioni private di latino e matematica, e non ho mai capito cos’è una funzione e a cosa serve; all’inizio delle superiori ho fatto 2 anni di diritto di cui è sparita ogni traccia negli anni successivi, e mi sono rotto la testa a ricordare la genealogia e le date degli Hoenzollern (dinastia tedesca del Medioevo), di cui ora non so nulla.

Quello che ci vorrebbe è un programma personalizzato: stringere il campo ed escludere le cose inutili, per permettere anche a chi va male a scuola di andare allo stesso passo degli altri, e approfondire argomenti di interesse con gli studenti che lo permettono, per esempio in cambio di voti più alti.
7 anni dopo la fine delle superiori, non c’è differenza tra me che andavo male e chi andava bene a scuola, quindi qual è il senso di studiare in modo così approfondito cose che non interessano?

Ogni materia comporta per uno studente molta energia da spendere, e quindi si dovrebbero selezionare meglio le cose da fare a scuola, con un occhio particolare verso il mondo del lavoro, visto che nei tanti colloqui che ho fatto, nessuno mi ha mai chiesto di tradurre dal latino o risolvere una funzione.
Non sono contro la letteratura latina: sono contro il farla in latino. Non sono contro lo studio di Dante, sono contro il farlo nell’italiano del 1300, invece di tradurlo una volta per tutte. Una cosa è cultura, l’altra è un dispendio inutile di energia, che si potrebbe dedicare invece allo studio di una lingua straniera, o all’informatica, perché sono soprattutto queste le cose che contano in un normale colloquio di lavoro, e magari dare la possibilità agli studenti di fare esperienze lavorative pratiche, in modo da essere avvantaggiati quando cercheranno lavoro.

Si parla tanto di riforme della scuola, ma mi sembra solo una discussione intellettuale, fine a se stessa. Forse il modo migliore per iniziare a cambiare qualcosa sarebbe porsi delle domande semplici:

Cosa serve nella vita?
Cosa possiamo dare agli studenti, per aiutarli a ottenerlo?
Perché è importante studiare questa cosa?

Che eliminare il latino porterebbe disoccupazione tra gli insegnanti della materia, come spesso ho sentito, non è una risposta accettabile.


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