15 maggio 2009

LA RIVINCITA DI UN ITALIANO

Molti italiani (e io ero tra quelli) pensano che il modo migliore per imparare l'inglese sia andare a Londra. Non è così, per almeno 2 motivi: 1) Ci sono troppi stranieri e troppi connazionali con cui si finisce sempre per parlare la propria lingua; 2) A Londra ci sono troppi accenti, e la maggior parte degli inglesi ha una pronuncia sporca.

In particolare il secondo punto è pericoloso per uno straniero, a meno che non si tratti di una bella ragazza (con cui sono tutti gentili), perché gli inglesi tendono a schiacciarti psicologicamente, a farti credere che il tuo inglese sia molto brutto (e il fatto che li capisci con difficoltà ne è la prova). Quando parli fanno espressioni come conati di vomito, come se provassero un profondo schifo a starti ad ascoltare, e questo contribuisce a farti perdere la fiducia in te stesso.

Soprattutto all'inizio della tua permanenza, quando davvero capisci poco di quello che ti dicono, sviluppi un certo linguaggio utile per non far proprio vedere che sei fuori dal mondo: sorridi, acconsenti quando ti dicono qualcosa che termina come una domanda e rispondi cose del tipo "Uhmbeue, ueue, yes".

Il linguaggio dei mugugni diventa un modo di comunicare a se stante, anche tra stranieri, perché spesso il forte accento nazionale di francesi, cinesi, indiani e così via ti impedisce di capire cosa dicono.
Mi ricordo in particolare quando dovevo essere al lavoro alle 7 del mattino e si dovevano scambiare 2 chiacchiere di cortesia, ma nessuno aveva voglia di parlare. Le nostre conversazioni erano:
- Hu.
- He hao, humh?
- Hm, bimbu. Hue?
- Ah! Hafm humoh.
- He, humou.
- Ieo.

Che vuol dire:
- Ciao.
- Hey ciao, come va'?
- Sono già stanco. Tu?
- Ah! Odio alzarmi così presto.
- Beh, ci vediamo più tardi.
- Ciao.

C'è rancore nei confronti degli inglesi che hanno un accento così forte e fanno grossi errori di grammatica. Con tutta la fatica che facciamo noi stranieri a imparare la loro lingua, dovrebbero avere l'obbligo morale di parlarla perfettamente, invece è come se un italiano si rivolgesse a uno straniero in siciliano, e quando quello non lo capisce rinfacciargli pure che non parla la lingua.

Così oggi sono al padiglione inglese per un appuntamento di lavoro, e parlo con un collega. Un altro ragazzo si avvicina e mi dice qualcosa che non capisco.
Vado nel pallone e non so cosa rispondergli, e prontamente, con un forte accento dell'est di Londra, quello mi rinfaccia che non parlo inglese.

E qui mi sale la carogna.
- Francese? - gli chiedo.
Mi dice che lo parla un po'.
E ora ti aggiusto io.
Senza dargli tempo di reazione gli dico:
- Ouelletement comment la grophiere du la stragne se suffi ou Festival, c'est vrai?
Il suo sorriso diventa plastico, e io vado avanti come un rullo compressore, molto cordiale e scandendo bene le parole:
- Sa la meme fu selui a Cannes, pas de course, c'est vrais...? Oui?
- ...Oui...
- Parle pas francais? Mh.
E con un sorriso cordiale e distaccato torno al mio meeting. Che soddisfazione.

P.S. per chi non parla francese: Quelli erano suoni a caso, pronunciati alla francese.

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